Consulenza Finanziaria
L’arte come investimento può essere una grande opportunità anche se non lo si può intendere tale se si approccia come un divertimento. È indispensabile rivolgersi a professionisti del settore d’investimento che sappiano valutare gli obiettivi di investimento.
L’investimento in arte così come lo possiamo intendere oggi, con i volumi d’affari e cifre di cui sentiamo spesso parlare anche durante i notiziari, è un fenomeno recente, degli ultimi vent’anni.
Alla base c’è la volontà da parte del collezionista di investire nelle proprie passioni, di introdurre nei propri investimenti oggetti e opere che lo raccontino, che possano parlare di lui e di ciò che gli piace, del suo gusto. Recentemente si è assistito ad esempio anche ad un aumento del collezionismo di bottiglie di vino, con vere e proprie aste, servizi specializzati ed un mercato globale con cifre di tutto rispetto.
Il personal investment è pronto a consolidarsi in questo anno caratterizzato dalla pandemia; le persone hanno risparmiato le risorse destinate al leisure, durante le fasi di chiusure e lockdown hanno avuto modo di approfondire interessi e passioni, perciò le risorse economiche potrebbero essere convogliate anche su questo tipo di acquisti, ormai non più considerati solo beni rifugio, bensì vere e proprie asset class.
L’investimento in arte si differenzia dai tradizionali investimenti in quanto è connotato anche dal dividendo estetico: il collezionista cliente è sì interessato alle plusvalenze, ma nella scelta subentra anche la sensibilità e il gusto personale ed è inevitabile che l’operazione assuma un valore ben più intimo e privato. L’investimento in arte è tipicamente di medio-lungo periodo e l’orizzonte temporale all’interno del quale ci si muove per una riqualificazione è di 5-10 anni. Recentemente si è assistito anche al fenomeno dell’art flipping, una compravendita di opere a ritmi più sostenuti con finalità speculative: è inutile sottolineare che sia una pratica che a lungo andare rischia di alterare i prezzi del mercato e creare vere e proprie bolle, soprattutto nell’ambito degli artisti viventi emergenti.
Rimaniamo tutti sorpresi quando telegiornali e quotidiani ci informano che un quadro o una scultura sono stati battuti all’asta per cifre iperboliche. Lo sbalordimento diventa incredulità quando l’opera venduta non è un capolavoro impressionista o una Madonna di Raffaello bensì un pezzo di arte contemporanea…
L’investitore è più portato a creare una propria collezione, secondo i propri gusti e passioni, ma anche in questo ambito è consigliabile diversificare. Nella strategia di diversificazione meglio orientarsi su artisti con quotazioni stabili e senza particolari oscillazioni. Ulteriormente, incontrando maggiore volatilità, si può ampliare il proprio investimento includendo anche i giovani artisti.
Emotional asset, passion asset, pleasure asset. I modi con cui la finanza ha rinominato l’investimento in arte e beni da collezione sottolineano la forte componente emotiva e soggettiva che queste asset class presentano. Se la passione rimane il principale motore dell’acquisto per i collezionisti, l’attenzione al dato finanziario non deve venir meno. Per sette collezionisti su dieci, infatti, la decisione d’acquisto nasce sì dalla passione e dal gusto estetico ma una seria attenzione alla componente finanziaria dell’investimento non deve mancare.
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