Dai notai le proposte per rendere più agile e trasparente il mercato dell’arte
Dal Consiglio Nazionale del Notariato proposte per ridurre l’Iva sulla vendita delle opere e creare un registro volontario su blockchain di opere certificate, digitalizzare il patrimonio pubblico, modificare la disciplina dell’Art Bonus e tokenizzare i crediti fiscali per incentivare il mecenatismo
di Marilena Pirrelli
Riduzione dell’Iva sulla vendita delle opere d’arte, creazione di un registro volontario – su modello blockchain – di opere d’arte certificate, digitalizzazione del patrimonio artistico pubblico, modifica della disciplina dell’Art Bonus e tokenizzazione dei crediti fiscali per incentivare il mecenatismo. La voce dei notai attraverso il Consiglio Nazionale del Notariato si è fatta sentire a Roma in occasione del 56° Congresso Nazionale del Notariato sul tema della “Trasparenza, innovazione e sicurezza: diamo valore all’arte e alla cultura in Italia” di cui si è discusso in una tavola rotonda a cui hanno preso parte Ilaria Bonacossa; direttrice del Museo dell’Arte Digitale; Antonio Addamiano, fondatore di Dep Art Gallery e consigliere dell’Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea; Giorgio Sotira, ceo Civita Mostre e Musei; Roberto Cordeiro Guerra, ordinario di diritto tributario, Università di Firenze; Giorgio De Finis, direttore del Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia e del Museo delle Periferie e Diego Apostolo, Componente della Commissione Informatica del Consiglio Nazionale del Notariato.
Le proposte puntano a rendere il mercato dell’arte vantaggioso dal punto di vista fiscale, sicuro, trasparente e tracciabile. Lo sforzo di mettere al tavolo le varie componenti del mercato, le gallerie, e di allargare il dibattito al sistema dell’arte, coinvolgendo i musei, dovrebbe ampliarsi ancora di più coinvolgendo altre associazione di categoria (musei e professionisti dell’arte, case d’asta, antiquari, trasportatori, logistica e assicuratori, musei d’impresa, e gruppi di interesse come il gruppo Apollo e Italics, collezionisti e corporate collection) oltre che anche altri ordini professionali come quello dei commercialisti e degli avvocati, spesso chiamati a dare il loro contributo sui temi dell’arte.
Fiscalità, circolazione, fruizione e digitalizzazione sono le parole fondanti per un cambiamento dinamico della gestione del patrimonio artistico italiano.Tutte le categorie in campo, commerciali, professionali e istituzionali, dovrebbero giungere a delle proposte comuni e con una voce sola provare a proporre al nuovo governo soluzioni per rendere il nostro patrimonio artistico finalmente un bene accessibile e diffuso, fruibile e in grado di circolare in un sistema di concorrenza europeo.
Ma vediamo le proposte del Notariato.
Lo stato dell’arte In Italia
L’industria italiana dell’arte genera un volume d’affari pari a 1,46 miliardi di euro, con un impatto complessivo economico sul Paese di 3,78 miliardi di indotto come indagato da Nomisma nel 2021 (studio promosso dal gruppo Apollo con il supporto di Banca Intesa, che vanta tra le più rilevanti corporate collection della penisola). Ma si tratta di uno dei settori economici a più alta opacità sistemica, penalizzato dall’incertezza delle regole e da una fiscalità più onerosa rispetto all’estero, che comporta problematiche sia per chi vuole investire in arte sia per gli stessi artisti e operatori del settore.
Altra problematica riguarda la contraffazione. Sono ben 1.547 i falsi sequestrati nel corso del 2020 dal Nucleo Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale italiano. Di questi l’87% appartiene al segmento dell’arte contemporanea. La restante parte riguarda reperti archeologici e beni di altre epoche. Il controvalore complessivo dei falsi sequestrati è stimato in circa 416 milioni di euro, qualora immessi sul mercato come autentici.
Le proposte del Notariato: riduzione Iva
In primis ridurre l’Iva sulle vendite di opere d’arte e l’omogeneizzazione del regime fiscale tra case d’asta e gallerie. In Italia la vendita di opere d’arte da parte delle gallerie è soggetta all’Iva del 22%, la quota massima applicata in Europa. Una rimodulazione dell’aliquota al 10%, comporterebbe vantaggi per tutta la filiera dell’arte: artisti e creativi, intermediari, agenzie, editori e gallerie. Ne beneficerebbero i privati, che spesso si assumono grandi rischi economici per supportare un artista, così come evidenti sarebbero i benefici per i galleristi e i musei, che potrebbero ampliare le loro collezioni e contribuire alla pubblica fruizione dell’arte, presente e futura. La riduzione dell’Iva per l’acquisto di opere d’arte potrebbe far ripartire un mercato che in Italia risulta stagnante da molti anni.
Certificare l’autenticità
La seconda proposta del Notariato introduce la certificazione notarile di autenticità delle opere d’arte e la creazione di un registro blockchain con tracciamento dei passaggi di proprietà e quindi certezza della titolarità. Il problema dell’autenticità di un’opera d’arte (e della relativa certificazione) è una questione fondamentale nell’ambito del mercato dell’arte, in quanto incide in maniera significativa sulla valutazione della stessa sia dal punto di vista artistico sia da un punto di vista economico. Pur essendo così importante, la regolamentazione dell’autenticità delle opere d’arte – spiegano i notai – sembra essere affidata quasi esclusivamente alle prassi di mercato. In Italia non esiste alcuna modalità di certificazione “ufficiale” dell’autenticità di un’opera d’arte. Come anche i soggetti legittimati al rilascio del certificato di autentica e le modalità di attribuzione sono diverse e variano a seconda che si tratti di un’opera di autore defunto o vivente.
Il Notariato si propone di creare un registro volontario delle opere d’arte che raccolga i dati “anagrafici” ed evidenze biometriche dell’opera stessa, e come suo risultato, una certificazione delle caratteristiche dell’opera e della relazione biunivoca con il suo autore, anche in collaborazione con Archivi e Fondazioni per gli artisti non più viventi. Il notaio può certificare, quindi, l’opera d’arte e autenticarne la provenienza e attraverso utilizzo delle nuove tecnologie basate sui registri distribuiti – blockchain – potrebbe, inoltre, creare un sistema di circolazione sicura, tracciabile e garantita. Questo consentirebbe di evitare (o comunque fortemente limitare) eventuali plagi, contraffazioni e violazioni del diritto d’autore ovvero ancora abusi legati a diffusione illecite o altre violazioni di diritti patrimoniali dell’opera. Inoltre, permetterebbe di rendere certe le transazioni, grazie alla ricostruzione e registrazione dei passaggi intermedi, e permetterebbe l’allargamento del mercato dell’arte anche a “non addetti” spesso tagliati fuori da questo mercato specialistico.
Digitalizzare il patrimonio per metterlo a reddito
La terza proposta riguarda la digitalizzazione del patrimonio artistico pubblico. Il Notariato propone di utilizzare un sistema di acquisizione dell’immagine, della documentazione e dei dati a supporto della autenticità dell’opera d’arte, per la digitalizzazione del patrimonio artistico pubblico e la creazione di un inventario certificato delle opere. Tale approccio ben si lega al tema dell’identità digitale delle opere d’arte, e inizia a disegnare un Sistema di certificazione dell’identità digitale dei beni culturali. Al pari di quello che avviene con Spid per le persone fisiche, l’identità digitale dei beni culturali è l’elemento abilitante che consente ai beni culturali di poter esistere nell’ambiente digitale: il notaio, all’interno delle precipue funzioni istituzionali ed operando con gli strumenti tipici della professione, garantisce così un sistema sicuro ed efficiente. La digitalizzazione del patrimonio artistico avrebbe quale ulteriore beneficio quello della messa a reddito dello Stato di immagini per le quali oggi non c’è tutela.Tale proposta genererebbe utilità ai fini per l’attuazione di politiche economiche relative a tali beni, attribuendo certezza e trasparenza del mercato, con identificazione del titolare dell’opera e, all’opera d’arte, permetterebbe di entrare, a tutti gli effetti, nell’alveo dei beni rifugio suscettibili di diventare un sicuro investimento.
Art Bonus e cessione del credito fiscale
La quarta proposta riguarda il potenziamento del mecenatismo e Art Bonus. Sul fronte pubblico, l’Italia soffre di risorse talvolta insufficienti per la tutela e lo sviluppo del patrimonio artistico e culturale a fronte del valore strategico che questa risorsa rappresenta, e non ha ancora colto appieno il potenziale dato dalle nuove tecnologie digitali. La ragione di tale difficoltà spesso risiede nella impossibilità da parte di potenziali investitori di trarre a loro volta profitto da tali sovvenzioni, stante una complessiva rigidità del “sistema Stato”. La tecnologia, quindi, potrebbe rivelarsi particolarmente utile nel semplificare alcune procedure, senza con ciò rinunciare ai principi di trasparenza e buona amministrazione che devono sempre ispirare l’attività dello Stato. La proposta avanzata dal Notariato – che sarà oggetto di un convegno programmato per il prossimo 2 dicembre a Roma – si concentra sul potenziamento dell’Art Bonus, che consiste in misure di sostegno al mecenatismo mediante attribuzione di un credito d’imposta per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo. Il progetto prevede la creazione di un registro digitale delle iniziative di intervento in favore del patrimonio culturale ed artistico italiano (musei, biblioteche, archivi, aree e parchi archeologici, complessi monumentali) attraverso la tokenizzazione del credito fiscale conseguente alle erogazioni liberali, a supporto ed implementazione di quello esistente. L’intervento del notaio nella tokenizzazione del credito potrebbe: facilitare le erogazioni da parte di soggetti stranieri; assicurare il rispetto dei controlli antiriciclaggio; attribuire all’erogazione liberale la forma necessaria al fine di evitare una possibile richiesta di restituzione futura per nullità del contratto. Una volta tokenizzato il credito, in maniera certa e garantita dal notaio, questo potrebbe essere ceduto sia a banche sia ad altri soggetti privati avendo la possibilità di mantenere un tracciamento dell’attuale effettivo titolare del credito. La cessione del credito, che sarebbe un forte potenziamento dell’attuale sistema fiscale attuale, potrebbe essere un utile volano per l’iniziativa dell’Art Bonus in quanto esso diventerebbe maggiormente appetibile per i soggetti stranieri i quali – in mancanza di redditi in Italia – non avrebbero alcuna possibilità di beneficiare del credito d’imposta (attualmente pari al 65% dell’importo erogato).