Dalle borse valori alla Statua della Libertà
Vi sono due tappe storiche di fondamentale importanza per il crowdfunding: la nascita delle borse valori europee e la costruzione della Statua della Libertà di New York City. Infatti il concetto di ‘finanziamento dal basso’ non è così rivoluzionario e tanto meno diverso da una «tradizionale ‘colletta’ di cui esiste ampia casistica nell’ambito di progetti culturali, sociali, filantropici, partendo dal finanziamento dei progetti di microcredito degli ‘Irish Loan Fund’ ideati nel XVIII secolo da Jonathan Swift»1.
Borse Valori. Per comprendere perché le borse valori europee rappresentino un antico fenomeno di crowdfunding. E’ necessario ricordare la definizione di equity crowdfunding. Nella sostanza si tratta di un classico finanziamento da parte di soggetti che investono le proprie risorse nel capitale proprio di una società, ossia in azioni o quote di una società. Questo tipo di finanziamento non è del tutto nuovo. Difatti, come detto, le sue caratteristiche lo accomunano ad un normale investimento in azioni su una borsa valori2. Tuttavia l’equity crowdfunding risulta maggiormente accessibile a più persone grazie ad una regolamentazione più leggera, una disintermediazione maggiore e ad una filiera burocratica un po’ più corta. Sembrerebbe, quindi, che tale fenomeno ricordi le origini delle prime borse valori europee, quelle olandesi nel XVI secolo. In quel periodo, infatti, il finanziamento delle Compagine delle Indie, che esploravano i mercati ad Est e ad Ovest del Vecchio Continente, trovavano le risorse finanziare da tutti gli strati sociali. Non a caso la celebre VOC, ossia la compagnia delle Indie Orientali olandese, disponeva di un capitale iniziale di circa 6.500.000 fiorini, sottoscritto da circa 1.200 persone, di cui quasi un terzo erano individui appartenenti alle classi più basse3. Dunque, in questo potrebbero rivedersi le potenzialità di un vero finanziamento di tutta la folla, attraverso – appunto – l’equity crowdfunding.
Statua della Libertà. Un fenomeno più recente di crowdfunding è connesso al celebre monumento, simbolo di New York City. Quando la Statua della Libertà4, donata dai francesi, arrivò negli Stati Uniti – verso la fine dell’Ottocento, mancavano le risorse per finanziare la costruzione del piedistallo che avrebbe dovuto sostenerla. Ci furono vari tentativi per raccogliere la somma necessaria di 100.000,00 Dollari, ma nessuno di essi andò a buon fine. Così J. Pulitzer, proprio quello del premio omonimo che allora era editore di un giornale, offrì di pubblicare sul suo quotidiano il nome di chiunque avesse donato del denaro, indipendentemente dalla somma versata. In appena cinque mesi vennero raccolti 102.000,00 Dollari da 120.000 donatori che, nella maggioranza dei casi, avevano donato meno di un Dollaro ciascuno. Nel corso di quei mesi J. Pulizter non si limitò a pubblicare il nome dei donatori, bensì anche le loro annotazioni, come quella di un gruppo di bambini che inviarono un Dollaro, frutto dei loro risparmi che, in origine, avrebbero voluto utilizzare per andare al circo5. Sebbene Internet non fosse ancora stato inventato a metà degli Anni ’80 del XIX secolo, la strategia di J. Pulitzer si può configurare come una prima forma di civic crowdfunding, in cui i cittadini finanziano con le proprie risorse un progetto di pubblico interesse. In aggiunta la pubblicazione delle annotazioni dei singoli finanziatori si prefigura come antesignana di un fenomeno fondamentale del crowdfunding odierno: i commenti dei finanziatori alla singola campagna di crowdfunding che sostengono. Il portale americano di Brooklyn (NYC) Kickstarer, ad esempio, consente unicamente ai finanziatori di accedere alla funzione del commento alla singola campagna finanziata6.